11 Marzo 2021
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Prevenzione: una complice sottovalutata

Proprio in questi giorni si sta correndo la “Just the Woman I am”, che, per chi non lo sapesse, è una corsa non competitiva che si svolge ogni anno per promuovere la ricerca universitaria sul cancro, trasformata in edizione virtuale per questo 2021. Come Community Laces, abbiamo ritenuto importante partecipare perché crediamo che questo evento, che si svolge appunto come corsa/camminata, ci coinvolga direttamente, essendo un modo per promuovere la salute ed il movimento.
La sensibilizzazione sul tema della prevenzione primaria, vale a dire quel tipo di prevenzione che agisce ancora prima che compaia la malattia, sta pian piano crescendo grazie ai molti sforzi degli ultimi anni, ma siamo sicuri di essere davvero consapevoli di quanto le nostre scelte possano avere influenza su malattie come il cancro?

Con prevenzione primaria si intendono, come anticipato, tutte le misure che si mettono in atto per fare in modo di ridurre i fattori di rischio responsabili di una certa malattia e quindi,in altre parole, far sì che la popolazione sana rimanga tale. Con prevenzione secondaria si intende l’identificazione precoce dei soggetti malati, al fine di individuare la malattia nei suoi primi stadi ed aumentare le probabilità di sopravvivenza.

Le due forme di prevenzione possono davvero fare la differenza, combinate con la continua evoluzione delle terapie: in circa un decennio, nel nostro Paese, si è registrato un aumento della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi sia negli uomini che nelle donne , ma c’è ancora molta strada da fare, infatti in Italia, nel 2016, ben 64468 tumori avrebbero potuto essere evitati perché direttamente correlati a fattori di rischio comportamentali quali fumo di tabacco, uso eccessivo di alcol, dieta scorretta, eccesso ponderale, inattività fisica. (“Decessi per patologie non trasmissibili attribuibili a stili di vita in Italia e nelle regioni italiane nel 2016”, Carreras G, Battisti F, Borzoni L, et al.)

È proprio qui che ci sentiamo chiamati in causa come Laureati in Scienze Motorie: ”la storia di un cancro è simile a quella di una frana di montagna: nasce nei boschi non protetti dagli alberi e più avanza, più diventa grande… più è grande, più è appariscente. Le frane vanno prevenute” . (https://www.fondazioneaiom.it/wp-content/uploads/2020/10/2020_Numeri_Cancro-pazienti-web.pdf).

E quegli alberi non sono forse le nostre abitudini? I nostri stili di vita? Certo, un piccolo alberello non potrà proteggere da una frana, ma molti alberi grandi e forti possono dare il loro contributo anche se purtroppo non se ne potrà mai avere la certezza: arriva un terremoto imprevisto e tutti gli sforzi vengono spazzati via in un attimo.

È un po’ come se fosse un gioco di probabilità: se vi venisse data gratuitamente la possibilità di proteggere la vostra casa con un dispositivo speciale che riduce dell’ X % il rischio che venga distrutta, non lo installereste?! Molto probabilmente sì, consapevoli del fatto che comunque gli imprevisti potranno sempre capitare, stiamo infatti parlando di probabilità. Per molte malattie non trasmissibili funziona così, ma spesso, non potendo osservare risultati effettivi in poco tempo (cosa che molto spesso ricerchiamo, desiderosi di vedere i nostri sforzi ripagati), ci dimentichiamo di quello che possiamo fare nel concreto per noi stessi.

Ad oggi, per quanto riguarda la popolazione femminile, il tumore alla mammella si è rivelato il più diffuso, arrivando a costituire il 30,3% di tutti i tumori femminili, ma la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi fortunatamente ha subìto un notevole aumento (87%), il che fa ben sperare per gli anni a venire. Come indicato in uno studio Canadese, la neoplasia alla mammella è una di quelle che ha risposto più positivamente alla correlazione con la pratica di attività fisica in modo regolare, dimostrando, in ben 20 studi internazionali osservati, l’esistenza di una relazione convincente tra attività fisica e riduzione del rischio di sviluppare la malattia. ("Physical Activity and Cancer Prevention: Etiologic Evidence and Biological Mechanisms”, Christine M. Friedenreich and Marla R. Orenstein)

L’interesse della comunità scientifica, volto a comprendere se ci sia una relazione significativa tra tumore e stili di vita, è vivo ormai da anni: in uno studio del 2012 (“Lifestyle and breast cancer recurrences: the DIANA-5 trial, Villarini et al.), si cercò di comprendere se una dieta Mediterranea abbinata ad esercizio fisico moderato potesse ridurre le complicanze in donne a cui era stato diagnosticato il carcinoma mammario invasivo ad alto rischio di recidiva.

Uno studio simile e molto recente ha dimostrato come una combinazione di fattori (dieta Mediterranea con alcune modifiche rispetto a quella tradizionale, esercizio fisico e corretto bilancio di vitamina D) possa impattare positivamente sulla qualità di vita di pazienti sopravvissute alla neoplasia, soprattutto grazie alla possibilità di mantenere un buon controllo della composizione corporea. (“Quality of Life in Women Diagnosed with Breast Cancer after a 12-Month Treatment of Lifestyle Modifications”, Montagnese et al.)

Anche dopo la diagnosi di tumore al seno l’attività fisica si è rivelata un’importante alleata per ridurre la fatica e gli effetti collaterali causati dalla terapia, oltre a migliorare la qualità della vita delle pazienti. (“Weight Management and Physical Activity for Breast Cancer Prevention and Control”, Ligibel et al.)

La scienza sta veramente facendo passi da gigante in questo settore, ma sta anche ad ognuno di noi fare la propria parte: come gruppo di coach Laces siamo davvero felici di offrire un palinsesto molto variegato, rendendo l’attività fisica accessibile a tutti, anche in periodi un po’ particolari come questo.

Ancora una volta il nostro motto calza a pennello: